venerdì 22 febbraio 2008

L’Italia fanalino di coda nella crescita economica

La notizia del giorno: “L’Italia fanalino di coda nella crescita economica” .
“La previsione di crescita per il 2008 ridotta allo 0.5%”
E su questa notizia si scatenano ora i giudizi di politici, esperti o presunti tali, economisti di destra o di sinistra ecc.
Vorrei aggiungere in rete anche le considerazione di un normale cittadino, con un po’ di cultura di base (una laurea in Ingegneria Nucleare con tutto quello che precede) e quarant’anni di vita (una moglie, tre figli, due nipoti) e di lavoro.
Nel corso della mia lungo attività consulenziale mi sono trovato spesso a confrontarmi con aziende nelle quali era stato fatto un cambiamento radicale dei vertici con l’obiettivo di migliorare i conti e la redditività. Quasi sempre il nuovo vertice effettuava interventi di riduzione dei costi non direttamente correlati alle attività produttive (innovazione, formazione, promozione, manutenzione ecc.) con il risultato di ottenere un beneficio immediato sui conti e sulla redditività. Ma, come si può facilmente immaginare, nel medio periodo questi interventi portano necessariamente alla perdita di competitività dei prodotti e servizi di riferimento (qualità, costi, prezzi ecc.) con la conseguenza di portare presto ad un nuovo peggioramento dei conti, se non al disastro o al fallimento.
Nell’azienda Italia, a mio avviso, è successo qualche cosa di analogo. Fortunatamente, uno stato non può fallire, ma può andare verso il disastro economico e sociale come conseguenza di scelte politiche sbagliate. Il governo di centro sinistra, ed in particolare il suo capo Prodi, si vanta tanto di aver messo a posto i conti dell’Italia; e questo è un dato di fatto incontestabile; ma a quale costo? Si vanta inoltre di aver recuperato svariati milioni di Euro di evasione fiscale.
Secondo i media, la pressione fiscale è aumentata del 2%; mentre il gettito fiscale è aumentato di percentuali ancora più significative per effetto anche del recupero dell’evasione.
A questo punto non dobbiamo meravigliarci se siamo diventati il fanalino di coda nella crescita economica. Questa è la logica e diretta conseguenza dell’aumento della pressione e del gettito fiscale.
Infatti, le maggiori risorse finanziarie acquisite dallo Stato sono state sottratte alle aziende ed ai privati per essere dirottate verso investimenti pubblici, notoriamente meno produttivi degli investimenti privati.
Cosa sarebbe successo se questo 2 e più percento fosse rimasto alle aziende e ai privati cittadini? La risposta è molto semplice. Poiché in finanza, come in natura, nulla si crea e nulla si distrugge, le risorse non sottratte alle aziende sarebbero state utilizzate dalle aziende stesse; per che cosa? Per migliorare i prodotti ed i servizi. Per essere quindi più competitive e contribuire come conseguenza alla crescita del sistema Italia. E il 2 e più per centro sottratto ai privati? Come sempre sarebbe stato destinato prevalentemente ai consumi, e quindi ad alimentare la catena produttiva dei relativi prodotti e servizi.
Probabilmente questa mia nota non verrà letta da nessuno. L’ho scritta per uno sfogo personale, ma con il segreto desiderio di contribuire ad alimentare il dibattito sull’analisi delle cause che hanno determinato questa situazione economico sociale dell’Italia, e, soprattutto, sui grandi interventi da fare per migliorare questa situazione.